venerdì 2 febbraio 2018

SAGA DI RAGNARR di AA.VV (Doppia Recensione)


In uno storico IX secolo, Ragnarr, le sue due bellissi­me mogli e i suoi indomiti figli sono i protagonisti di un racconto d’armi e d’amore, di fondazione e distruzione di regni e città, di vendette e saccheggi e di audaci spedizioni che li portano a percorrere per mare e per terra i vasti spazi dai gelidi regni del Nord, all’Inghilterra anglosassone, alla Svizzera, e alla nostra Toscana. Così è la storia, che degli atti umani registra essenzialmente le guerre e le lotte di potere, e così vuole la tradizione di un popolo che ha per eroi i suoi condottieri e per codice d’onore la conquista della gloria, dell’immortalità del proprio nome, che, unico, non muore, quando tutto intorno muore. Ma nel mondo delle saghe storia e leggenda, cronaca e mito, realtà e prodigio si sovrappongono e si fondono. E così, nel corso della narrazione, si può incontrare una fanciulla che vive nascosta in una cetra, un grazioso serpentello che, lasciato su un gruzzolo di denaro, si trasforma in un mostro spa­ventoso che giace su un cumulo d’oro, una vacca che mette in fuga gli eserciti con il suo terrificante mug­gito, una città espugnata da una foresta che cammi­na, una veste magica che rende invulnerabili, un gigantesco uomo-albero, coperto di muschio e rugia­da, lasciato a custodire la memoria del passato. E, ancora, indovinelli, profezie, distanze misurate in suole di ferro consumate, in cui riconosciamo le for­mule delle fiabe. Eppure restiamo sulla terra, non in mezzo a figure ideali divise in buoni e cattivi, premiati e puniti, ma nella sfera in cui l’agire umano non è che l’eterno ripetersi di quella serie di prove e tentativi, di successi e sconfitte, di errori, di amori, di risentimenti, di lealtà e di tradimenti, che è la vita di ogni uomo che si confronta con il proprio destino.

Commento a cura di 
Fin dalla più tenera età sono sempre stata appassionata di miti greci, tuttavia non avevo mai approfondito quelli norreni. Dopo aver letto un paio di romanzi leggeri, che hanno tratto ispirazione da tali leggende, ho voluto cogliere a piene mani direttamente dall'originale, partendo dalla lettura di "Edda" dell'erudito Snorri Sturluson che ha radunato in un tomo unico il mitizzato mondo nordico costituito da un esteso pàntheon di divinità capricciose e imprevedibili, spesso animate da sentimenti quasi umani, e creature straordinarie quali le Valchirie, i giganti e molto altro ancora. Vi consiglio caldamente di recuperarlo (assieme al Canzoniere eddico) se volete definirvi davvero cultori del genere. 
Ancor più desiderosa di approfondire quest'ambito, mi sono lasciata conquistare dalla serie tv Vikings che ha inglobato diversi stralci dalle varie leggende e avvenimenti storici aventi come figura di spicco: il temerario Ragnarr Loðbrók. Potevo accontentarmi delle esigue e raffazzonate nozioni ottenute da ciò che vedevo su schermo? Assolutamente no. E quando se n'è presentata l'occasione ho voluto scoprire da me le eroiche imprese compiute da Ragnarr, servendomi di questo libriccino.
La trasposizione televisiva ha conferito un'accezione romanzata alle gesta di questo prode guerriero che nel libro è praticamente assente; la struttura per racconti brevi risulta sì efficace e fluida, tuttavia il susseguirsi di nomi impronunciabili e i riferimenti ad episodi che non è stato possibile ricostruire ne rendono ostica ed impegnativa la lettura... Inoltre ero convinta si desse ampio spazio a Ragnarr, ma egli resta un personaggio appena accennato vengono, invece, enunciate le prodezze della sua numerosa prole, in particolare quelle dell'ingegnoso Ivarr Senz'Ossa e dell'animoso Björn "Fianchi d'acciaio".
L'introduzione è stata molto chiarificatrice poiché attesta che quanto ci apprestiamo a leggere non è "di prima mano" bensì il frutto di diverse testimonianze provenienti dai popoli conquistati (prevalentemente i Sassoni). Si rievocano i numerosi momenti - tanto truci quanto affascinanti - che vanno a ricostruire le impervie spedizioni all'insegna dell'avventura e del magico ancestrale ad opera della furia devastatrice di questi guerrieri a dir poco sanguinari.
In conclusione questo libro altro non è che un ulteriore ed imperdibile fiore all'occhiello per quanto concerne l'epica scandinava, per i motivi stilistici sopra enunciati non posso dire di essermene innamorata ciò nonostante ne suggerisco la lettura a chi ha voglia di carpire qualcosa di più su questo popolo.



Commento a cura di


Mi ha da sempre affascinato la leggenda sui norreni e per questo, grazie ai consigli di amici, ho deciso di leggere il primo libro dedicato a loro.
Dopo un'introduzione, che ho trovato un po’ noiosa per la presenza di troppi riferimenti storici, il romanzo ha iniziato a coinvolgermi. Si tratta di una raccolta di leggende che hanno per oggetto Ragnar Lordbrok e i suoi figli. Le testimonianze sono difficili da trovare se non grazie a due manoscritti che presentano delle similitudini o colmano delle lacune, a vicenda.
Diciamo che nei primi capitoli, mi sono trovato a paragonare il tutto alla serie TV e quindi non sono riuscito ad apprezzare molto la scrittura anche se molto scorrevole. Quando sono riuscito a lasciarmi indietro la serie TV, ho iniziato ad apprezzare questa serie di racconti.
Sono racconti, per lo più incentrati su Ragnarr, all'inizio, e sulle tradizioni norrene seppur poche. Quello che mi è dispiaciuto non trovare, sono i riferimenti inerenti la mitologia nordica.
La scrittura è molto scorrevole, con capitoli abbastanza brevi.
Non trattandosi di un romanzo, ma di raccolta di leggende, sì ha un po' difficoltà, all'inizio, ad entrare nell'ottica. Nel complesso, ho trovato la raccolta abbastanza carina, ma non ho riscontrato la “grandezza” di Ragnarr. Di sicuro questa lettura mi porta a voler approfondire di più la mitologia e la storia norrena.

Il giudizio è unanime per entrambi. 


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