lunedì 5 febbraio 2018

After Dark di Haruki Murakami

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TRAMA

Giunge la notte a Tokyo. Mari, una diciannovenne giapponese che studia il cinese, legge un libro nella completa solitudine della caffetteria in cui ha deciso di trascorrere la notte; Takahari, arrivato lì durante una pausa dalle prove della sua banda di Jazz, riconosce casualmente la ragazza perché già incontrata durante l'anno.
Sarà solo l'inizio di una notte in cui ogni personaggio chiamato in causa si troverà costretto a fare i conti con se stesso, prima che giunga l'alba.


COMMENTO A CURA DI



"La memoria umana è veramente qualcosa di strano: c’è conservata dentro un sacco di roba inutile, un sacco di cianfrusaglie, come in un cassetto. Mentre le cose importanti, quelle realmente necessarie, svaniscono una dopo l’altra."




Il primo approccio con Murakami nasce nella più improbabile delle modalità: una svista di lettura all'interno di una simpatica lista di suggerimenti fattami da una persona di cui mi fido ciecamente.
In una Tokyo immersa nella notte più profonda, lontana da sguardi indiscreti e cristallizzata rispetto alla frenetica vita diurna, uno sparuto gruppo di persone, sconosciute tra loro, entra casualmente in contatto.
La prosa di Murakami, dolce e garbata, delinea un contesto rarefatto tipico del sogno, in cui la logica non guida i destini delle persone né si fa portavoce di risposte o chiarificazioni.
La vicenda non si preclude l'omaggio ad alcuni grandi autori che hanno formato l'autore giapponese: la diciannovenne Mari presenta tutti i crismi dell'inadeguatezza adolescenziale tipica di Holden Cautfield, con l'unica differenza che la ragazza vivrà un viaggio introspettivo che si consumerà, a Tokyo, nel giro di una sole notte (il protagonista di Salinger sarà impegnato nell'arco temporale di tre giorni all'interno di New York).
Tra le righe fa capolino anche Carver, identificabile negli interminabili silenzi che sanno di occasioni mancate e treni perduti; ma in Carver la fine giunge in momenti futuri in cui la vita non può concedere possibilità di riscatto, al contrario della gioventù ancora salvabile in "After dark".
Ed è proprio in questo invisibile anfratto che Murakami si inserisce per scuotere l'animo del lettore e costringere al dibattito per mettere in discussione non solo il contesto freddo che ci circonda, ma soprattutto la propria persona in relazione al contesto: la pavidità nell'esercitare il sentimento, il cui prezzo è indubbiamente alto e non sempre viene ricambiato, è la trappola più pericolosa perché si configura come preludio all'accettare un lento dissiparsi dei propri legami di fronte al tempo, impietoso ed equo nel suo scorrere.
È un sussurrato invito a non circondarsi di sconosciuti per avere il coraggio di parlare, bensì a sfruttare il proprio coraggio per evolvere gli sconosciuti in persone con la quale condividere il proprio percorso.

Giudizio:

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