venerdì 23 febbraio 2018

PER QUIETO VIVERE di Massimiliano Smeriglio

4 giugno 1944. Una donna si getta dal decimo piano di un caseggiato popolare per sfuggire al linciaggio della folla. È la portiera del palazzo che, fedele al regime fascista, con le sue denunce ha provocato la condanna a morte di alcuni giovani partigiani. Settant'anni dopo, il nipote, un uomo superficiale e indolente che ha ereditato il ruolo di portiere nel medesimo stabile, è all'ossessiva ricerca dei responsabili del suicidio della nonna. Sotto il suo sguardo morboso si dipanano le vite dei condomini: un giornalista colpito da una malattia degenerativa accudito amorevolmente dal figlio; un'anziana donna, considerata matta, che cela nella sua follia un terribile passato; un uomo che è al contempo spacciatore pregiudicato e padre premuroso; una bambina enigmatica e solitaria; un padre in fin di vita e un ragazzo addolorato dall'indifferenza che sente per la sorte del genitore. Il portiere osserva e si nutre dei tormenti di questa umanità disgregata, ma quello che prova non è che sprezzante distacco: nel suo cuore c'è posto solo per il rancore. L'autore, con grande abilità mimetica e introspettiva, tratteggia una galleria di personaggi tormentati dalla propria storia, la cui lotta per trovare requie sembra imprescindibilmente legata al distacco e al disincanto. Un romanzo sulle trame del passato e i nodi del presente: "Per quieto vivere", una storia in cui nessuno è in pace.


Commento a cura di:
Il portiere di un di un condominio indaga sulla morte della nonna, avvenuta nel 1944 in quello stesso stabile, scrutando le vite degli altri condomini tra cui potrebbero esserci i responsabili dei fatti di allora.

Al racconto della sua storia si affianca quello della vita dei condomini che svelano le loro esistenze nella comune ricerca di un quieto vivere.
I personaggi, che inizialmente indignano, inquietano ed angosciano, catturano il lettore e lo conducono a viaggiare, dal presente al passato, in uno spaccato di vita in cui ognuno cerca di farvi ordine. Pareggiare i conti, autoassolversi, riannodare i fili: ciascuno alla vita deve o chiede un risarcimento. Tutto il libro si snoda attraverso la narrazione parallela, in prima persona, dei vari personaggi che portano i segni della sconfitta, nel corpo o nell'anima: il portiere, viscido e mediocre, ossessionato dalla ricerca di quella verità cara alla sua famiglia; una anziana signora sola che la sofferenza per eventi del passato ha reso bizzarra e scostante; un padre ed un figlio dai destini incrociati dalla malattia di uno dei due; un figlio che, tornato dall'estero per il funerale del padre, si accorge con sgomento e rammarico di non provare dolore.
Il libro è interessante perché ci racconta la vita, scegliendo personaggi credibili per le loro vicende reali. In ogni vissuto c'è la caduta e la ripresa dell'uno sull'altro verso il sopravvivere. I racconti sono fotografie che rappresentano i tempi, presente e passato, di cui è mostrato il positivo ed il negativo, come a voler fornire un punto di osservazione che comprenda anche le oscurità e le ombre.


Giudizio:

Un assaggio dal libro:
"[...] non esistono le mele marce. Tu continui a cercare la mela marcia, ma non capisci che il problema non è il frutto singolo, ma il cesto."

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