lunedì 8 gennaio 2018

RABBIA di Chuck Palahniuk


Trama:
"Rabbia" prende la forma di una storia (romanzesca) orale di Buster "Rant" Casey, nella quale un assortimento di amici, nemici, ammiratori, detrattori e familiari dicono la loro su questo personaggio malvagio (ma forse no), morto in circostanze tanto misteriose quanto leggendarie, che forse è stato il più efficiente serial killer di questa epoca. Buster era il tipico ragazzino di una cittadina nel bel mezzo del nulla, alla ricerca di emozioni forti in un mondo di video games e di film di avventure e di azione. Dopo le prime ribellioni al liceo scappa dal suo villaggio natale di Middleton e va nella grande città, dove ben presto diventa il leader di un gruppo di giovani dediti a una sorta di rito-gioco di demolizione urbana chiamato Party Crashing: nelle notti prescelte i partecipanti decorano in modi bizzarri le loro auto e quando arriva il momento cominciano ad attaccarsi a vicenda cercando di cozzare colle proprie vetture contro quelle degli altri. In occasione di una di queste violente cacce notturne Casey incontra la morte al volante. E dopo la sua morte spettacolare, i suoi amici raccolgono le testimonianze necessarie a ricostruire una storia orale della sua breve vita. Ma Casey è morto davvero?



Commento a cura di 

"Hai mai desiderato di non essere mai nato?"

Si apre così "Rabbia" di Chuck Palahniuk, un libro che non conosce le mezze misure. 
Schietto, diretto e crudo. 
Il romanzo ruota intorno all'enigmatica figura di Buster "Rant" Casey, un ragazzo di provincia che lascia la realtà rassicurante del paese per trasferirsi nella vivace e chiassosa metropoli. Un soggetto eccentrico e dal carattere difficile che per alcuni è una leggenda mentre per altri un semplice villano, si è immunizzato dalla rabbia e contagia con quel virus una gran quantità di persone con le quali è entrato in contatto. 

Il libro si presenta sotto forma di una biografia orale (e allo stesso tempo corale); un'intervista ad amici\conoscenti\nemici\parenti, insomma si darà la parola a tutti coloro che hanno avuto un qualunque tipo di rapporto con Rant, un personaggio strano e sfuggente, dal passato a dir poco singolare che ricostruiremo - quasi come si trattasse di un puzzle, pezzo dopo pezzo - dalle parole altrui. Ognuno degli intervistati racconterà la sua verità, una versione dei fatti soggettiva che mischierà le carte in tavola, confondendo il lettore che quasi non riuscirà a distinguere più la menzogna dai fatti realmente attendibili. Soprattutto ad un certo punto, la storia prenderà una piega del tutto inattesa sfociando addirittura nella fantascienza - l'intreccio abbraccerà anche i viaggi nel tempo - e per certi versi perfino nella distopia. Sì, distopia. Perché la società in cui è ambientato il romanzo è diversa dalla nostra, suddivisa in due fazioni che non devono mai venire a contatto tra di loro: i notturni e i diurni. I diurni sono coloro che svolgono le mansioni più comuni, mentre i notturni sono quelli più indisciplinati e trasgressivi che si dilettano in attività tanto illecite quanto spericolate come il party crashing.
Subito dopo Invisible Monsters sempre dello stesso autore, Rabbia è uno dei miei libri preferiti in assoluto: ben trecentocinquantasette pagine che ti catturano e scorrono via in un baleno. 
Il mondo descritto in quest'opera si presenta bizzarro e grottesco, a tratti, addirittura splatter. A differenza delle altre opere di Palahniuk, "Rabbia" si distingue per il suo essere un romanzo corale dove la tecnica narrativa utilizzata è l'alternanza di diversi POV così da dar viva voce anche ai pensieri dei personaggi secondari.
Lo stile è sempre quello: proposizioni brevi e d'impatto, improvvise interruzioni e mantra d'effetto sotto forma di ripetizioni; caratterizzato da una non irrilevante dose di originalità tanto nell'insieme quanto nel contenuto che si presenta sì scurrile, ma spesso e volentieri disarmante e contraddistinto da un nichilismo di fondo.
AMO questo libro e AMO il pazzo, geniale, cinico e pessimista Chuck Palahniuk.

Valutazione
Un assaggio dal libro:
«Il motivo principale per cui la gente se ne va dai paesini di provincia» diceva sempre Rant, «è perché così poi può sognare di tornarci. E il motivo per cui ci resta è per sognare di andarsene». Con questo Rant voleva dire che nessuno è felice, da nessuna parte. 

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