martedì 2 gennaio 2018

La colonna di fuoco di Ken Follet

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TRAMA



Gennaio 1558, Kingsbridge. 
Quando il giovane Ned Willard fa ritorno a casa si rende conto che il suo mondo sta per cambiare radicalmente. 
Solo la vecchia cattedrale sopravvive immutata, testimone di una città lacerata dal conflitto religioso. Tutti i principi di lealtà, amicizia e amore verranno sovvertiti. 
Figlio di un ricco mercante protestante, Ned vorrebbe sposare Margery Fitzgerald, figlia del sindaco cattolico della città, ma il loro amore non basta a superare le barriere degli opposti schieramenti religiosi...





COMMENTO A CURA DI 




"Niente dura per sempre, tranne il cambiamento."

Mi trovo un tantino in difficoltà nel giudicare e commentare La colonna di fuoco.
Senza tessere lodi sperticate, che peraltro non me la sento di imbastire, direi che è un buon romanzo. Ecco, questo è un ottimo inizio.
Spero che, un passettino alla volta, riuscirò a esprimere tutto quello che vorrei far emergere di questo colosso.
L'opera di Ken Follett si colloca come ultimo pilastro (passatemi l'allusione, ve ne prego) della trilogia di Kingsbridge, raccolta che vede al suo interno il celeberrimo I pilastri della terra e Mondo senza fine, ambientati all'inizio del primo millennio e duecento anni dopo, rispettivamente.
Qui, invece, il racconto si sposta all'epoca elisabettiana: siamo nella seconda metà del 1500, in un'Europa divisa dalle lotte di religione protestante e cattolica.
Benissimo.
Ora: ci tengo a ripetere che questo sia un buon romanzo. Non si sa mai, meglio ribadirlo. Il mio giudizio nel complesso è positivo, e Ken Follett può essere giudicato in tanti modi, ma di sicuro in materia di romanzo storico sa quel che dice.
Con i suoi Pilastri della terra non mi ha conquistata, mi ha stregata; quello è stato secondo me il culmine supremo del suo immenso lavoro come romanziere storico, e francamente non mi viene in mente un altro migliaio abbondante di pagine che io abbia letto - anzi, divorato - con tanta bramosia e velocità. Mondo senza fine è stato a galla, nel senso che è riuscito a dire qualcosa, senza però raggiungere la magnificenza del libro che l'ha preceduto.
In questo caso saprei promuovere senza difficoltà La colonna presa a sé stante, mentre sarei in difficoltà nel farlo in quanto parte di un'opera più complessa. 
Il punto è che secondo me Kingsbridge non aveva più nulla da dire; infatti, la narrazione si concentra solo per brevi sprazzi nella cittadina inglese, spostandosi (inevitabilmente l'era dei campanili sta tramontando) verso i sempre più gravitazionali centri di potere europeo, portando i personaggi a Londra, Parigi, Anversa, Siviglia, persino in America.
Fatto inevitabile, se si considera che alle soglie del diciassettesimo secolo il mondo stava inesorabilmente cambiando, ma che fa perdere di molto la famigliarità con le mura di Kingsbridge, ormai divenuta meramente un luogo di nascita dei protagonisti, che ci tornano ogni tanto per incontrarsi e scontrarsi, mai per stabilircisi, mai per apportare nuova gloria ad essa sulle orme dell'immenso Tom, dello straordinario Jack e dell' un-po'-più-piccolo Merthin (per chi non sapesse chi siano questi signori, i primi due compaiono nei Pilastri, l'ultimo nel secondo volume).
La colonna di fuoco sarebbe potuto benissimo essere un libro a parte, e peraltro molto apprezzato, se fosse stato ambientato a Rocca Cannuccia, per intenderci. Mi ha fatto venire un sacco di nostalgia il fatto che Kingsbridge facesse parte ormai di un ricordo per fantasmi, così come fa perdere il senso di appartenenza del romanzo a qualcosa di grande che legava il tutto.
Semplicemente, sono della convinzione che i Pilastri della terra stessero raccontando qualcosa di troppo immenso per non essere affascinante: il gotico (che adoro alla follia), la nascita dell'era delle cattedrali rivolte al cielo; l'oscuro e imperscrutabile alto medioevo; i cavalieri e le ingiustizie; l'ascesa dei re, la stregoneria e le erbe, il malocchio e le superstizioni; la pietra fredda e bianca e l'incenso caldo e inebriante; i vetri colorati, le vendette, il sangue, l'orrore e l'amore.
E qui? 
Un gioco tra spie, protestanti e cattoliche. Un po' triste, se mi ci soffermo... preferivo le cattedrali. Ammetto che potrei essere di parte, perché la fissa del gotico si estende oltre (penso a Notre Dame de Paris, per esempio, e a Il tempo delle cattedrali dell'omonimo musical, che ho avuto in mente per tutta la lettura dei pilastri).
E però, dov'è la poesia in tutto questo spiarsi? Non l'ho trovata. 
E ho trovato indigeribile l'immensa farsa dell'amore invincibile dei due protagonisti, caricaturale sino all'inverosimile. 
Questi due tizi non sono Jack e Aliena, né presi separatamente né insieme, e ci volevano loro per emozionarmi. Jack era interessante dalla prima pagina in cui è apparso, così come Aliena. La loro storia d'amore è quasi un contorno, e peraltro condito divinamente; Ned e Margery sono insopportabilmente innamorati da pagina 1, cosa che ci verrà ripetuta per molto, molto tempo, tanto da farmi pensare che forse Ken avesse paura che qualche lettore per una svista non l'avesse notato. E cosa fanno? Una prega, l'altro spia. Per fortuna rimane tutto molto interessante grazie a: Barney Willard, i personaggi storici, Jeronima Ruiz.
1) La parte sulla navigazione per mare è l'unica che poteva in qualche modo compensare per la perdita del gotico. Evviva i galeoni, i cannoni, i pirati, sir Francis Drake, il rum e le Indie Occidentali. Bravo Barney, mi sei piaciuto con l'orecchino e il sorriso furfante.
2) Elisabetta e Maria Stuarda, una storia sempre accattivante, comunque la si racconti. Ma soprattutto: Caterina dei Medici! Devo ammettere la mia ignoranza su questa straordinaria regina di Francia, e non posso che dare 30 e lode a Ken Follett per come l'ha caratterizzata: una Cersei Lannister più assennata, altrettanto scaltra e risoluta, ma realmente esistita.
3) Descritta come una sgualdrina, è lei a mio parere l'Eroina di questo romanzo, altro che Margery. Vittima della Santa Inquisizione, perde tutto, la famiglia, l'onore, la casa ma mai la speranza. E la sua risolutezza nel volersi vendicare fa onore ad Edmond Dantes. Brava Jeronima, ancheggia ancora un poco e conquisterai tutti.

Posso concludere, credo di aver scritto tutto quello che mi sentivo di dire, spero di essere stata utile a qualcuno, e mi decido per un 3-stelle più che altro perché ripensandoci... I pilastri della terra sono inarrivabili.





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