mercoledì 20 dicembre 2017

Il Libro Malazan dei Caduti: perché leggere questa saga?



COMMENTO A CURA DI 




La seguente esposizione non si prefigge l'obiettivo, tanto interessante quanto complesso, di delineare l'autore e le fonti d'ispirazione per la stesura dell'opera né sussiste la volontà di convincere ciecamente alla lettura di quella che è, a tutti gli effetti, una delle opere più inconsuete, complesse e particolari che mai siano apparse all'interno del genere fantasy.
La riflessione cercherà di dare un'idea esaustiva della saga, senza omettere le innumerevoli difficoltà d'approccio e le peculiarità che possono rendere indigesta l'esperienza di lettura a una considerevole fetta di lettori.

Perché leggere la saga di Steven Erikson?



PREGI

Partiamo dall'aspetto più banale e diretto: il mondo creato, con annesso sistema magico, pullula di intuizioni originali davvero suggestive e non sempre comprensibili di primo acchito (da qui l'incredibile longevità della saga in rilettura).
L'autore riesce nell'impresa di narrare una storia complessa e ricca di sfaccettature, spesso accessibili solo a posteriori e con l'ausilio di ragionamenti articolati che vanno a destreggiarsi tra il non detto e allusioni varie; in seconda istanza, aspetto da non sottovalutare, va tenuto in considerazione l'utilizzo di narratori parziali - i personaggi - che contribuiscono a dare, di volta in volta, chiavi di lettura personali del contesto in cui si muovono (non per forza corrette).
Tale peculiarità garantisce la costruzione di un contesto imponderabile nelle unità che lo compongono nonché imprevedibile sotto il profilo degli sviluppi narrativi (alcuni anticipabili grazie all'inserimento di dettagli ben mimetizzati nelle descrizioni ambientali o all'interno di dialoghi all'apparenza trascurabili, segno di un'ottima progettualità dietro la stesura di ogni volume).
L'accuratezza a livello introspettivo restituisce una pletora di personaggi dalle personalità non banali e raramente ascrivibili alle figure-archetipo della fantasy anni '80; e l'intelligente rielaborazione di molti cliché permette decorsi psicologici che, per larghi tratti, sconfinano in avvolgenti riflessioni filosofiche dall'ampia portata per le tematiche toccate.
Ed è proprio nei contenuti affrontati che l'opera travalica il genere in cui si muove e diventa semplicemente Storia a tutto tondo: l'umanità, dall'innocenza perduta alla più alta prevaricazione possibile, guida il destino di se stessa e di tutti coloro che la circondano; la memoria storica si perde nei meandri del tempo, ignorata dal presente che corre troppo veloce per potersi permettere la contemplazione degli errori; i pregiudizi e la necessità di esercitare il male diventano la triste normalità per sopravvivere in un mondo che chiede troppo senza restituire niente; e, infine, la presa di coscienza dell'ancestrale bisogno di punti di riferimento - dittatori, leader, culti religiosi - per godere del senso di appartenenza e ridurre il peso della responsabilità individuale.
Le cronache all'interno del Libro Malazan dei Caduti non sono solamente la moltitudine di vite consumatesi nel logorante incedere verso la divinità, ma anche il disperato tentativo di rompere il cerchio della storia e riscoprire la compassione come riscatto ultimo.

DIFETTI

Al contrario delle opere fantasy che rispondono maggiormente ai canoni del genere in cui sono inserite, l'autore narra una "breve" parentesi all'interno di un mondo che evolve nell'incombente lotta contro il misterioso Dio Storpio: non esiste un vero e proprio inizio perché il lettore, che parte in medias res, ha il compito di allinearsi agli eventi che precipitano fin dalle prime battute; e non c'è, al termine della saga, una conclusione definitiva per molte sottotrame che accompagneranno il filone principale.
Il lettore è spettatore attivo di una storia che si dischiude ai suoi occhi ed evolve pagina dopo pagina; le informazioni acquisite sul breve pezzo vanno sommate ai brandelli narrativi già archiviati, con il risultato di aggiungere mattoncini alla stessa velocità con la quale vengono persi: obiettivo ultimo fotografare la verità - immobilizzare gli attimi - all'interno di un mosaico fluido e dinamico, mai completamente certo su tante delle sue componenti.
Questa impostazione lascia ampio margine di discussione tra i lettori e convalida l'approccio metaletterario chiaro fin dalle primissime pagine de "I giardini della luna"; ma il rovescio della medaglia si concretizza in una spasmodica ricerca dai risultati non sempre vittoriosi che potrebbe sconfortare il lettore e spingerlo all'abbandono.
In tal senso, la gestione di alcuni misteri risente del maggior difetto che la saga si trascina dall'inizio: la condivisione del worldbuilding.
Erikson ed Esslemont hanno contribuito in egual misura alla creazione del mondo fittizio, e tale interazione costringe alla suddivisione del contenuto in maniera più o meno equa.
In parole povere, alcuni aspetti interessanti, accennati e/o aperti nei dieci volumi, avranno uno sviluppo che sottrarrà spazio a questioni più rilevanti e fungeranno da veri e propri apripista per percorsi narrativi esterni alla saga (trilogia di Karkanhas o i romanzi stand-alone di Esslemont).
Tale gestione - a volte si ha l'impressione di leggere tanti racconti a costruire un mosaico più ampio, non una storia compatta - agevola il lavoro di entrambi gli autori e mette in difficoltà il lettore nel riuscire a discriminare gli aspetti realmente importanti per l'economia narrativa da quelli, tutto sommato, sacrificabili; inoltre rimane la sensazione che alcune novità finali molto affascinanti - tra il nono e decimo volume - necessitassero di una contestualizzazione più diluita nei volumi precedenti e non l'introduzione improvvisa e tardiva con la quale vengono presentate.
E qua approdiamo, infine, all'ultimo difetto che contraddistingue Erikson: la mancanza di controllo.
Erikson sviluppa il mondo con l'accumulo di personaggi alla già nutrita schiera dei presenti (spesso con più nomi o identità); aggiunge numerose razze e ricama su ognuna di esse squarci sul passato che ampliano la visione panoramica del mosaico; arricchisce l'intero universo di soggetti dietro le quinte - vedi gli Dei Antichi o gli intrighi imperiali di Darujhistan o Malaz City - che aumentano la complessità dell'intreccio.
L'autore orchestra un'intelaiatura profondamente capillare che abbraccia tutto, dagli anfratti più marginali fino agli eventi iconici per i quali la saga verrà ricordata: impossibile restituire un approfondimento equilibrato ed esaustivo di ogni componente chiamata in causa durante la narrazione.



3 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    1. blog, blog, blog e incapacità di postare ...
      Ma comunque il mio inutile commento era questo:
      "E qua approdiamo, infine, all'ultimo difetto che contraddistingue Erikson: la mancanza di controllo."
      Sai già che questo secondo me è un pregio, per il resto sono d'accordo, bell'articolo ;)

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    2. Ti ringrazio per il simpatico commento che hai lasciato, nemico numero 2 del forum :)

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