mercoledì 14 marzo 2018

" Noi" di Evgenij Zamjátin



Scritto fra il 1920 e il 1922 il romanzo - considerato come il precursore del più noto 1984 orwelliano - è ambientato nel futuro e descrive un'organizzazione statale che individua nel libero arbitrio la causa dell'infelicità umana e pretende di controllare le vite dei cittadini attraverso un sistema di efficienza e precisione industriale. Una aperta denuncia della soppressione della libertà di pensare e di immaginare dell'essere umano e della conseguente sua riduzione a numero.

Commento a cura di
Anticipando di un paio di decenni lo scenario distopico immaginato dal celeberrimo George Orwell, lo scrittore e critico letterario Evgenij Zamjátin traendo spunto da alcune sue esperienze personali - in particolare la Rivoluzione Russa del 1905\1907 - scrisse "Noi": un romanzo-manifesto prontamente censurato dall'URSS poiché rappresentava una pubblica denuncia alla dittatura staliniana. 
Ma veniamo al romanzo...
Ci troviamo catapultati in un futuro non propriamente precisato dove l'umanità è circondata da una grande Muraglia verde che delimita il loro spazio di movimento, un mondo dove tutto è tecnologicamente avanzato e tutti immancabilmente vengono sottoposti ad una stretta sorveglianza. La narrazione è in prima persona, ogni informazione che c'è dato avere circa questo stato totalitario ci viene fornita da D-503, ingegnere incaricato della realizzazione del progetto "l'Integrale" e forte sostenitore dello Stato Unico, in cui la razionalità ha la meglio sul sentimento secondo una locuzione che dovrebbe garantire la felicità. 

"L'amore e la fame dominano il mondo." 
Ergo: per dominare il mondo, l'uomo deve dominare i dominatori del mondo.

Ogni attività viene monitorata e non esiste alcuna forma di privacy. Le case sono in vetro - inneggiando ulteriormente alla trasparenza - facilitano il lavoro dei Guardiani così che chiunque possa vedere chiunque, al fine di sventare sul nascere eventuali moti d'insurrezione o comportamenti che esulano dalla "normalità" imposta. Gli individui non hanno più diritto ad un nome e vengono classificati attraverso diciture alfanumeriche, gli uomini sono identificabili dalle consonanti mentre le donne dalle vocali. Le azioni quotidiane, anche le più ordinarie, sono scandite da rigidi schemi e orari affinché non sia in auge il singolo, ma la collettività. 
Ci si muove tutti all'unisono come un unico grande organismo. 

L’umiltà è una virtù, e la superbia un vizio — "Noi" proveniamo da Dio, ma "Io" dal diavolo.

Lo Stato, che trova la sua massima rappresentazione nella figura del Benefattore, si trincera dietro alla cultura del "Noi", limita ogni forma di libero pensiero, reprime al massimo l'individualismo sminuendo ogni tipologia di contatto umano, a partire già dai rapporti intimi di coppia che avvengono attraverso una previa "prenotazione" per ottenere con facilità il partner che si desidera.
Tuttavia la visione standardizzata e idilliaca di D-503 verrà letteralmente stravolta dall'incontro con I-330, un'intrepida donna che vuole scrollarsi di dosso questo clima di oppressione lavorando nell'ombra affinché questo governo venga rovesciato.

Dopo una piccola incertezza iniziale, dato il taglio "biografico" della narrazione, devo ammettere che sono stata rapita dall'atmosfera di finta perfezione che si respira, fin da subito diventiamo consapevoli che dietro alla percezione e alle parole estatiche di D-503 comincia a formarsi una crepa. Pur trattandosi di un libro risalente alla prima metà del Novecento, scorre piacevolmente. Zamjátin non lesina passaggi di grande spessore che colpiscono il lettore, ma è da lodare ancor di più per la sua originalità; non è da tutti aver saputo creare un universo rarefatto, spogliato di colori e sentimenti, dove tutto è scialbo e impersonale e possedere un'anima equivale ad essere malati. Permea per tutta la durata della lettura, oltre ad un gravoso e soffocante senso d'angoscia, una sorta di dualismo; diversi sono i fattori che s'incontrano e si scontrano come ad esempio: irrazionalità e razionalità oppure omologazione di contro ad un sentimento crescente di distinguersi e molto altro ancora... Per non parlare poi di un finale sconvolgente di quelli che ti destabilizzano e lasciano letteralmente basito.
Un romanzo che mi sento di consigliare agli appassionati del genere e che hanno voglia di cimentarsi con uno stile non proprio contemporaneo. 
Io l'ho scoperto per caso, seguendo l'apposita rubrica di un gruppo Facebook (Leggere Distopico) che ringrazio vivamente perché per merito loro sto conoscendo libri davvero validi inerenti a questo genere.

Giudizio:

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