lunedì 12 marzo 2018

Lincoln nel Bardo di George Saunders


Febbraio 1862, la Guerra Civile è iniziata da un anno, e il Presidente degli Stati Uniti, Abraham Lincoln, è alle prese con ciò che sta assumendo i contorni di una catastrofe. Nel frattempo Willie, il figlio prediletto di undici anni, si ammala gravemente e muore. Verrà sepolto a Washington, nel cimitero di Georgetown. A partire da questa scheggia di verità storica – i giornali dell’epoca raccontano che Lincoln si recò nella cripta e aprì la bara per abbracciare il figlio morto –, George Saunders mette in scena un inedito aldilà romanzesco popolato di anime in stallo.

Il Bardo del titolo, un riferimento al Libro tibetano dei morti, allude infatti a quello stato intermedio in cui la coscienza è sospesa tra la vita passata e quella futura. È questo il limbo in cui si aggirano moltitudini di creature ancora troppo attaccate all’esistenza precedente come Willie, che non riesce a separarsi dal padre, e il padre, che non riesce a separarsi dal figlio. Accompagnati da tre improbabili guide di ascendenza dantesca, assisteremo allo sconvolgimento nel mondo di queste anime perse per l’arrivo di Willie, che è morto e non lo sa, e di suo padre, che è come morto ma deve vivere per il bene del proprio paese. Ascolteremo le voci – petulanti, nostalgiche, stizzose, accorate – degli spiriti e il controcanto della storia. Leggeremo nei pensieri di Lincoln e nella mente di suo figlio, uniti da un amore che trascende il dolore e il distacco fisico.
Il romanzo si svolge in una sola notte, in un territorio dove tutto è possibile, dove la logica convive con l’assurdo, le vicende vere con quelle inventate, dove tragedia e farsa si compendiano in un’unica realtà indifferenziata e contraddittoria. Come si può vivere, amare e compiere grandi imprese, sapendo che tutto finisce nel nulla.
“Un capolavoro di generosità e umanità.” Colson Whitehead
“Delicato, profondo, autentico e divertente.” Thomas Pynchon
“Un libro che rimette in discussione la nostra idea di romanzo.” The Washington Post

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Nel mezzo della Guerra Civile Americana, il Presidente Lincoln vede morire il suo figlioletto di undici anni, Willie. Lo spirito di Willie, abbandonato il corpo, viene a trovarsi nel Bardo, cioè in quel luogo in cui, secondo il Buddismo tibetano, i trapassati sostano prima di poter rinascere. Lì il bambino incontra, inconsapevole del suo stato, tre spiriti guida (un omosessuale morto suicida, un tipografo morto accidentalmente prima di aver consumato il matrimonio, un reverendo in attesa del perdono per i suoi peccati) ed un corteo di altri spiriti disperati, afflitti, con la nostalgia di come erano prima e che di quel prima conservano solo i sentimenti ed i ricordi. Il Presidente trascorre una notte nella tomba del figlio cercando un ultimo contatto con il suo corpicino: “Ci siamo voluti tanto bene, caro Willie, ma ora, per motivi che non possiamo comprendere, quel legame è stato spezzato” (cit.) Su questa ricerca di ricreare una unione di affetti si incentra il romanzo. Tutta l'azione si svolge qui. Questi esseri evanescenti e fluttuanti che attorniano il piccolo Lincoln sono realtà di pura energia che possono spingere il padre verso il figlio (o viceversa), entrando nella materia (o nella non-materia), e muovendone pensieri ed azioni. Benché non sappiano di preciso, neanche loro, che posto sia quello in cui si trovano, sanno di sicuro che non è adatto ad un bambino: "Suo figlio non era in posto pieno di luce libero dalla sofferenza. Non era splendente in un nuovo modo di essere" (cit.) Tante vite volate via sono ora tanti spiriti nel Bardo a cui giungono con sembianze deformate dal loro vissuto, ma pronti a riacquistare i veri connotati al momento del passaggio al livello superiore. Il Bardo è luogo di purificazione attraverso il totale distacco da ciò che si lascia. In questo potremmo leggere il significato simbolico dei tanti personaggi, che tante vite sono stati e di cui, come per contrappasso, presentano nell'attuale aspetto le caratteristiche fisiche o morali che li hanno contraddistinti: una marchio negativo della fisicità perduta. Sebbene il tema dominante sia la morte, la scelta di usare dialoghi anche interrotti, ridotti, a volte, ad uno scambio di brevi battute, conferisce vivacità e leggerezza al racconto, senza nulla togliere alla comprensione del testo. Ogni frase di uno, spesso, è l'incipit della frase di un altro: ciò dà ritmo a quel canto a più voci che si leva da ogni pagina. Di un romanzo così ricco di scene ed attori e dalla stesura che, in alcuni passaggi, lo fa sembrare una scrittura teatrale, si può apprezzare tutto: il tema, lo stile, il linguaggio (talvolta volutamente sgrammaticato o scurrile), i personaggi: comici, grotteschi, caricature di vizi e piccole manie, ma anche grandi, solenni, umani. Un'opera nuova senza dubbio sorprendente, trascinante, divertente, toccante.

Giudizio:



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