venerdì 6 aprile 2018

"Le ho mai raccontato del vento del nord" di Daniel Glattauer


Trama:
Un'email all'indirizzo sbagliato e tra due perfetti sconosciuti scatta la scintilla. Come in una favola moderna, dopo aver superato l'impaccio iniziale, tra Emmi Rothner - 34 anni, sposa e madre irreprensibile dei due figli del marito - e Leo Leike - psicolinguista reduce dall'ennesimo fallimento sentimentale - si instaura un'amicizia giocosa, segnata dalla complicità e da stoccate di ironia reciproca, e destinata ben presto a evolvere in un sentimento ben più potente, che rischia di travolgere entrambi. Romanzo d'amore epistolare dell'era Internet, il romanzo descrive la nascita di un legame intenso, di una relazione che coppia non è, ma lo diventa virtualmente. Un rapporto di questo tipo potrà mai sopravvivere a un vero incontro?

Commento a cura di 
Tutto comincia - se per sbaglio o per fortuna lo lascio decidere a voi - da una banale e-mail inviata per equivoco al destinatario errato. 
Un uomo (Leo) e una donna (Emmi) - che non si sono mai incontrati prima - iniziano una fitta corrispondenza in via telematica; in un primo momento, instaurando una piacevole amicizia fatta di battute scherzose, commenti maliziosi, disparate supposizioni su come sia "nella vita vera" l'altro... 
Ma si sa, le parole creano dipendenza ed è facile aprirsi a qualcuno che non ci conosce, in grado di dare un giudizio\consiglio obiettivo senza influenze esterne e, allora, le spiritosaggini non bastano più ed inconsciamente sentono la necessità di dare una svolta significativa a questo rapporto nato per caso, dietro ad uno schermo, e al quale i due si sono praticamente assuefatti.


 Emmi, mi scriva. Scrivere è come baciare, solo senza labbra. Scrivere è baciare con la mente.

Mi è incomprensibile il meccanismo che c'è dietro a certi legami, ma mi rendo conto che è vero, a volte, basta un nonnulla ed una persona, conosciuta casualmente, in maniera inaspettata riempie le nostre giornate e non possiamo fare a meno di sentirla, anche se solo per uno sporadico momento. 
Daniel Glattuaer ha assegnato una nuova accezione alla classica definizione di "romanzo epistolare", gli anni si susseguono uno dopo l'altro, il progresso va avanti e le lettere, ahimè, hanno lasciato il posto alla tecnologia e all'istantanea rapidità delle e-mail, appunto il mezzo designato dai nostri protagonisti per le loro conversazioni. 
 "Le ho mai raccontato del vento del nord", per certi versi, potrebbe ritenersi una versione 2.0 del romanzo "Che tu sia per me il coltello" di David Grossman (altro libro che vi consiglio caldamente di recuperare) ho trovato diversi punti in comune tra i due, ma altrettanti che li differenziano in toto.
Non si tratta di uno di quei testi che ti catturano fin dalle prime pagine, al contrario, parte tacitamente e man mano ci si addentra nella lettura si resta rapiti dall'ingegnosità dell'autore di tirar fuori innovativi escamotage affinché i due continuino a scriversi e lo fa con eleganza e accortezza. Mi ha fatto storcere un po' il naso il fatto che i due protagonisti - per tutta la durata della lettura - si diano del "lei", forse è considerabile un rimando all'eleganza sopracitata ciò nonostante, dati gli argomenti intimi trattati nelle conversazioni, questa cortesia d'altri tempi sembra stonare un po' ai fini dell'intreccio. Ad una prima impressione si potrebbe pensare che questo libro sia manchevole di diversi elementi standard, quali ad esempio descrizioni fisiche e ambientali, niente di più sbagliato. Glattauer sa giocare e destreggiarsi egregiamente con le parole ed il risultato finale è un romanzo non troppo impegnativo, ma che sa coinvolgere e regalare forti emozioni agli animi più sognatori e romantici. I due protagonisti non sempre fanno scelte condivisibili, il loro è un rapporto in continuo mutamento, tuttavia è facile entrarvi in empatia e lasciarsi andare in balia degli eventi assieme a loro.
L'elemento che mi ha fatto propendere per un voto più basso è stato l'epilogo che ho trovato inverosimile e illogico, mi ha lasciata davvero con l'amaro in bocca. Esiste un seguito, dal titolo "La settima onda", sul quale mi sto praticamente fiondando auspicando che mi faccia rivalutare in meglio il tutto.

Giudizio:

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